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MUSICA *MUST LISTEN 2018

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Ci siamo dopo quasi 3 mesi del 2018 si sono già accumulate una serie di uscite discografiche interessanti più o meno riuscite nel mondo della musica, Noi che siamo sempre al passo vogliamo darvi qualche dritta per le vostre playlist di fine inverno.

MGMT – LITTLE DARK AGE


I newyorkesi Ben Goldwasser e Andrew VanWyngarden ritornano sulla scena con un quarto lavoro molto ruffiano e sornione, che abbandona le eccessive elaborazioni stilistiche dei precedenti album per focalizzassi su un rotondo e affabile synth pop. Un cambio di direzione, che potrà deludere qualche fan di vecchia data e conquistare qualche nuovo like.

FRANZ FERDINAND – ALWAYS ASCENDING

I padri inglesi di un certo indie Rock, tornano sui palchi con un sesto album elegante ed accattivante, coinvolgente al punto giusto, ma che non riporterà la band ai fasti del passato. L’incantesimo spettacolare e l’estro che li ha resi un’icona del genere sembrano essersi affievoliti. Speriamo che l’alchimia ritorni almeno live.

GLEN HANSARD – BEETWEEN TWO SHORES

Quello che rende unico Glen è il cuore che mette in tutto quello che fa, vederlo live è un’esperienza senza pari, in cui si viene immersi in un mondo intenso e personale. In questo nuovo lavoro l’orizzonte folk del cantautore si sposta di qualche gempre, Glen si ama e basta.

PORCHES – THE HOUSE

Aaron Maine scrive canzoni delicate ed evocative. The House è un diario intimo e personale, dal sapore casalingo che offre una nuova immagine del produttore e musicista statunitense, che ci aveva abituati a sonorità ben diverse. Una prova di stile ben riuscita.

CAR SEAT HEADREST – TWIN FANTASY

Will Toledo è riuscito nell’impresa di rifare un suo disco, registrato a 19 anni, e farlo diventare un bellissimo disco. forse questo gruppo ha davvero qualcosa da dire, col suo indie rock melodico e graffiate al tempo stesso, ricco di emozioni e chitarre che entrano in testa e non ti mollano più. Magia, chiamatela pure così.

CALEXICO – THE THREAD THAT KEEPS US

Il collettivo di Tucson  torna con il suo un mix di Alternative Country caratterizzato da forti influenze psichedeliche, Jazz e sonorità del Sud America. Un album sporco e grezzo che anche negli episodi più allegri sembra essere attraversato da potenti turbolenze e da un malessere malcelato nei confronti della contemporaneità, che si parli di politica, società o ambiente.


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